Chiara, 30 anni, Emilia Romagna
‘Recentemente ho inoltrato la mia candidatura per una posizione in amministrazione del personale in cui si ricercavano figure junior ma con esperienza. Con una laurea specialistica in Giurisprudenza, un Master in risorse umane e tre anni di esperienza nel ruolo richiesto, sono stata chiamata al colloquio. Durante il colloquio ho notato che il selezionatore ha guardato il mio curriculum alla ricerca della data di nascita, spiegando che l’azienda intendeva inserire la nuova persona con contratto di apprendistato. Gli ho quindi fatto notare che a 30 anni compiuti non ricado nell’età per l’apprendistato e qualche giorno dopo ho ricevuto la seguente comunicazione, via e-mail:
“Mi dispiace riferirle che la scelta è ricaduta su un’altra candidatura che ci desse la possibilità di instaurare un percorso, con un contratto di apprendistato che per Lei non sarebbe più stato possibile. La nostra decisione, oltre che sulle capacità e attitudini professionali, per le quali era assolutamente equivalente alla candidata scelta, si è basata anche sul tipo di inserimento contrattuale più confacente alle attuali esigenze dell’azienda.”
Se questa non è discriminazione sulla base dell’età, allora che cos’è?’
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Michela, 31 anni, Ravenna
‘Mi presento alla filiale di una delle maggiori agenzie interinali in risposta ad un annuncio per una figura junior per cui avevo tutte le caratteristiche richieste (commerciale estero con inglese e spagnolo fluenti e possibilmente una terza lingua, residenza in zona, disponibilità a trasferte, anche senza esperienza). La selezionatrice mi accoglie con le solite domande: esperienza, e ‘ah, hai 30 anni?’ Alla prima rispondo che non ho esperienza nella mansione, ma che ho appena frequentato un corso di formazione per tecnico commerciale estero e che di proposito mi presento per l’annuncio in questione perché accetta anche candidati senza esperienza. Alla puntualizzazione sull’età non so che dire, quindi sfodero la tecnica dell’offerta al ribasso: vengo a lavorare gratis. Chiedo alla selezionatrice di proporre all’azienda di provarmi in tirocinio per tre mesi, anche senza compenso. L’impiegata guarda il mio CV e chiede: ‘quando ti sei laureata? Da oltre 12 mesi?’ Torniamo alle complicanze. Le spiego che qualche mese prima ho interrotto un dottorato, ma che la mia laurea vera e propria risale al 2005. ‘Mi dispiace, ma secondo la legge del 2011 soltanto i neolaureati possono fare i tirocini, e tu sei laureata da oltre 12 mesi. Avrei un posto come promoter però, un contratto a collaborazione. Ti interessa?’ Controbatto che la legge sui tirocini è stata dichiarata incostituzionale nel dicembre 2012 e che quindi non può essere applicata. Si deve tornare alla normativa precedente, che non impone limiti temporali. L’impiegata si rifiuta di approfondire e conclude la discussione dicendo che ‘noi, a Ravenna, applichiamo comunque quella legge, perché c’è un vuoto normativo e i nostri clienti non vogliono situazioni strane e fuori dall’ordinario, come la sua’. Ero allibita.
Rientro a casa e decido di scrivere una lettera alla Direzione del personale, sede nazionale dell’agenzia in cui mi avevano appena detto che loro nel territorio della mia provincia applicano una legge dichiarata incostituzionale per evitare l’accesso al lavoro di persone come me. Nella lettera chiedo all’agenzia di spiegarmi su quali basi legali procedano con l’applicazione della norma sui tirocini dichiarata incostituzionale e le ragioni per cui la mia candidatura è stata scartata. Un paio di settimane dopo ricevo una risposta dalla Direzione, che ‘dando per scontata la preparazione in ambito di normativa vigente del proprio personale’ mi informava che la mia candidatura, seppur valutata positivamente, era stata scartata perché il loro cliente (il datore di lavoro) aveva espressamente richiesto che la persona da assumere avesse meno di 29 anni.
In sostanza, in materia di tirocinio, l’agenzia aveva agito arbitrariamente: io avrei avuto il diritto di presentare la mia candidatura come tirocinante. Tuttavia, l’azienda mi avrebbe comunque scartata perché voleva qualcuno da inserire o con gli incentivi under-30 o in apprendistato, per risparmiare su tre anni (e non su tre mesi, anche gratis, di tirocinio). Giustamente, l’azienda tutela i propri interessi e discrimina dove può legalmente discriminare al fine di garantire per sè stessa un risparmio. Ad un colloquio successivo, per un’altra posizione simile, un datore di lavoro mi ha detto ‘sai, in un altro momento su una figura come la tua avremmo sicuramente investito, ma oggi si va al risparmio.’
Ai trentenni non resta che aspettare un altro momento.’